venerdì 6 agosto 2010

6 agosto 1945

Enola Gay" è il nome dell'aereo militare USA che sganciò la prima bomba atomica sulla città giapponese di Hiroshima, il 6 agosto 1945 alle ore 8,15 del mattino.



L'evento viene ricordato nel brano "Enola Gay", una canzone degli "Orchestral Manoeuvres In The Dark" inserita nell'album "Organization" del 1980.



"Enola Gay"
Orchestral Manoeuvres In The Dark
Dall'album "Organisation” [1980]


Enola Gay, you should have stayed

at home yesterday

Oho words can't describe

the feeling and the way you lied

These games you play,

they're gonna end it all in tears someday

Oho Enola Gay, it shouldn't ever

have to end this way

It's 8.15,

and that's the time that it's always been

We got your message on the radio,

conditions normal and you're coming home

Enola Gay,

is mother proud of little boy today

Oho this kiss you give,

it's never ever gonna fade away

Enola Gay,

it shouldn't ever have to end this way

Oho Enola Gay,

it shouldn't fade in our dreams away

It's 8:15,

and that's the time that it's always been

We got your message on the radio,

conditions normal and you're coming home

Enola Gay,

is mother proud of little boy today

Oho this kiss you give,

it's never ever gonna fade away







ENOLA GAY (traduzione in italiano)


Enola Gay, saresti dovuta rimanere

a casa ieri,

Oh, le parole non possono dire

quel che si prova e le vostre bugie.

Quei giochi che fate

finiranno tutti in lacrime un giorno o l'altro,

Oh, Enola Gay,

non sarebbe dovuta finire in questo modo.

Sono le 8.15,

ed è l'ora che è sempre stata,

Abbiamo ricevuto il tuo messaggio alla radio,

condizioni normali e tu stai tornando a casa.

Enola Gay,

la mamma è orgogliosa del suo giovanotto oggi,

Oh, quel bacio che hai dato

non sbiadirà mai.

Enola Gay, non sarebbe

dovuta finire in questo modo.

Oho, Enola Gay

non dovrebbe sbiadire nei nostri sogni.

Sono le 8.15,

ed è l'ora che è sempre stata.

Abbiamo ricevuto il tuo messaggio alla radio,

condizioni normali e tu stai tornando a casa.

Enola Gay,

la mamma è orgogliosa del suo giovanotto oggi,

Oh, quel bacio che hai dato

non sbiadirà mai.

6 agosto 1945

"Enola Gay" è il nome dell'aereo militare USA che sganciò la prima bomba atomica sulla città giapponese di Hiroshima, il 6 agosto 1945 alle ore 8,15 del mattino.









L'evento viene ricordato nel brano "Enola Gay", una canzone degli "Orchestral Manoeuvres In The Dark" inserita nell'album "Organization" del 1980.





"Enola Gay"




Orchestral Manoeuvres In The Dark




Dall'album "Organisation” [1980]





Enola Gay, you should have stayed



at home yesterday



Oho words can't describe



the feeling and the way you lied



These games you play,



they're gonna end it all in tears someday



Oho Enola Gay, it shouldn't ever



have to end this way



It's 8.15,



and that's the time that it's always been



We got your message on the radio,



conditions normal and you're coming home



Enola Gay,



is mother proud of little boy today



Oho this kiss you give,



it's never ever gonna fade away



Enola Gay,



it shouldn't ever have to end this way



Oho Enola Gay,



it shouldn't fade in our dreams away



It's 8:15,



and that's the time that it's always been



We got your message on the radio,



conditions normal and you're coming home



Enola Gay,



is mother proud of little boy today



Oho this kiss you give,



it's never ever gonna fade away













ENOLA GAY (traduzione in italiano)





Enola Gay, saresti dovuta rimanere



a casa ieri,



Oh, le parole non possono dire



quel che si prova e le vostre bugie.



Quei giochi che fate



finiranno tutti in lacrime un giorno o l'altro,



Oh, Enola Gay,



non sarebbe dovuta finire in questo modo.



Sono le 8.15,



ed è l'ora che è sempre stata,



Abbiamo ricevuto il tuo messaggio alla radio,



condizioni normali e tu stai tornando a casa.



Enola Gay,



la mamma è orgogliosa del suo giovanotto oggi,



Oh, quel bacio che hai dato



non sbiadirà mai.



Enola Gay, non sarebbe



dovuta finire in questo modo.



Oho, Enola Gay



non dovrebbe sbiadire nei nostri sogni.



Sono le 8.15,



ed è l'ora che è sempre stata,



Abbiamo ricevuto il tuo messaggio alla radio,



condizioni normali e tu stai tornando a casa.



Enola Gay,



la mamma è orgogliosa del suo giovanotto oggi,



Oh, quel bacio che hai dato



non sbiadirà mai.
























lunedì 2 agosto 2010

La storia e la memoria

2 agosto 1980 - 2 agosto 2014: noi non dimentichiamo.




Non possiamo.


Non dobbiamo.


Non vogliamo.






“La strage di Bologna


Il 2 agosto del 1980 era un sabato, il primo sabato del mese. […] Alle 10.25 una valigia lasciata nella sala d’aspetto di seconda classe, contenente circa venti chilogrammi di esplosivo militare […] esplode sbriciolando la sala d’aspetto, sfondando quella di prima classe, sventrando due vagoni del treno Ancona - Basilea come il bar ristorante. Centinaia e centinaia di metri cubi di terra, travi, pensiline d’acciaio, rotaie, traversine, blocchi di cemento armato travolgono bambini, donne, uomini, panini, bibite, carte da ufficio, sandali da mare, scarponi da montagna, riversandosi poi in più punti: verso la piazza della stazione, verso il primo binario, entrando nel sottopassaggio. In pochi secondi, 85 morti e 207 feriti di cui 70 con invalidità permanenti.
Penso ai parenti delle vittime e ai sopravvissuti, a cosa si porteranno dietro per tutta la vita. La nuvola di polvere sottile ha invaso il piazzale sul quale mi sono affacciato tante volte. Bastava la voce dell’altoparlante, con quell’inconfondibile accento, per farmi sentire che ero arrivato a casa. La telecamera scopre l’orologio, con le lancette ferme: le dieci e venticinque. Un attimo, e molti destini si sono compiuti. Ascolto le frasi che sembrano monotone, ma sono sgomente, del cronista della tv costretto a raccontare qualcosa che si vede, a spiegare ragioni e motivi che non sa, e immagino la sua pena. Dice: “Tra le vittime c’è il corpo di una bambina”. […]
“Stazione di Bologna”: si può anche partire, per un viaggio senza ritorno.”


(Testo tratto da: Enzo Biagi: “L’Italia del ‘900 – 1980-1982), in collaborazione con Loris Mazzetti, Rizzoli, Edizione speciale per il Corriere della Sera, RCS Quotidiani S.p.A., RCS Libri S.p.A., Milano, 2007, pgg. 46 - 49)




Francesco Guccini: “Bologna”


tratto da “Metropolis”, 1981




Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po' molli
col seno sul piano padano ed il culo sui colli,
Bologna arrogante e papale, Bologna la rossa e fetale,
Bologna la grassa e l' umana già un poco Romagna e in odor di Toscana.


Bologna per me provinciale Parigi minore:
mercati all'aperto, bistrot, della "rive gauche" l' odore
con Sartre che pontificava, Baudelaire fra l'assenzio cantava
ed io, modenese volgare, a sudarmi un amore, fosse pure ancillare.


Però che Bohéme confortevole giocata fra casa e osterie
quando a ogni bicchiere rimbalzano le filosofie...
Oh quanto eravamo poetici, ma senza pudore e paura
e i vecchi "imberiaghi" sembravano la letteratura...
Oh quanto eravam tutti artistici, ma senza pudore o vergogna
cullati fra i portici cosce di mamma Bologna.


Bologna è una donna emiliana di zigomo forte,
Bologna capace d'amore, capace di morte,
che sa quel che conta e che vale, che sa dov' è il sugo del sale,
che calcola il giusto la vita e che sa stare in piedi per quanto colpita.


Bologna è una ricca signora che fu contadina:
benessere, ville, gioielli... e salami in vetrina,
che sa che l'odor di miseria da mandare giù è cosa seria
e vuole sentirsi sicura con quello che ha addosso, perché sa la paura.


Lo sprechi il tuo odor di benessere però con lo strano binomio
dei morti per sogni davanti al tuo Santo Petronio
e i tuoi bolognesi, se esistono, ci sono od ormai si son persi
confusi e legati a migliaia di mondi diversi?
Oh quante parole ti cantano, cullando i cliché della gente,
cantando canzoni che è come cantare di niente...


Bologna è una strana signora, volgare e matrona,
Bologna bambina per bene, Bologna "busona",
Bologna ombelico di tutto, mi spingi a un singhiozzo e ad un rutto,
rimorso per quel che m'hai dato, che è quasi ricordo, e in odor di passato.




“[…] il testo è tutt’altro che consolatorio e vi risaltano le diverse forme di personificazione della città, con un accenno alla strage del 2 agosto 1980” (ndr: vedi righe in grassetto) (Tratto da: Francesco Guccini: “Non so che viso avesse – La storia della mia vita”, Arnoldo Mondadori Editore, S.p.A., Milano, 2010, pag.176)






















































Per non dimenticare: la storia e la memoria

2 agosto 1980 - 2 agosto 2014: noi non dimentichiamo. Non possiamo. Non dobbiamo. Non vogliamo. "La strage di Bologna. Il 2 agosto del 1980 era un sabato, il primo sabato del mese. […] Alle 10.25 una valigia lasciata nella sala d’aspetto di seconda classe, contenente circa venti chilogrammi di esplosivo militare […] esplode sbriciolando la sala d’aspetto, sfondando quella di prima classe, sventrando due vagoni del treno Ancona - Basilea come il bar ristorante. Centinaia e centinaia di metri cubi di terra, travi, pensiline d’acciaio, rotaie, traversine, blocchi di cemento armato travolgono bambini, donne, uomini, panini, bibite, carte da ufficio, sandali da mare, scarponi da montagna, riversandosi poi in più punti: verso la piazza della stazione, verso il primo binario, entrando nel sottopassaggio. In pochi secondi, 85 morti e 207 feriti di cui 70 con invalidità permanenti. Penso ai parenti delle vittime e ai sopravvissuti, a cosa si porteranno dietro per tutta la vita. La nuvola di polvere sottile ha invaso il piazzale sul quale mi sono affacciato tante volte. Bastava la voce dell’altoparlante, con quell’inconfondibile accento, per farmi sentire che ero arrivato a casa. La telecamera scopre l’orologio, con le lancette ferme: le dieci e venticinque. Un attimo, e molti destini si sono compiuti. Ascolto le frasi che sembrano monotone, ma sono sgomente, del cronista della tv costretto a raccontare qualcosa che si vede, a spiegare ragioni e motivi che non sa, e immagino la sua pena. Dice: “Tra le vittime c’è il corpo di una bambina”. […]“Stazione di Bologna”: si può anche partire, per un viaggio senza ritorno.” (Testo tratto da: Enzo Biagi: “L’Italia del ‘900 – 1980-1982), in collaborazione con Loris Mazzetti, Rizzoli, Edizione speciale per il Corriere della Sera, RCS Quotidiani S.p.A., RCS Libri S.p.A., Milano, 2007, pgg. 46 - 49) Francesco Guccini: “Bologna” tratto da “Metropolis”, 1981 Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po' molli col seno sul piano padano ed il culo sui colli, Bologna arrogante e papale, Bologna la rossa e fetale, Bologna la grassa e l' umana già un poco Romagna e in odor di Toscana. Bologna per me provinciale Parigi minore: mercati all'aperto, bistrot, della "rive gauche" l' odore con Sartre che pontificava, Baudelaire fra l'assenzio cantava ed io, modenese volgare, a sudarmi un amore, fosse pure ancillare. Però che Bohéme confortevole giocata fra casa e osterie quando a ogni bicchiere rimbalzano le filosofie... Oh quanto eravamo poetici, ma senza pudore e paura e i vecchi "imberiaghi" sembravano la letteratura... Oh quanto eravam tutti artistici, ma senza pudore o vergogna cullati fra i portici cosce di mamma Bologna. Bologna è una donna emiliana di zigomo forte, che sa quel che conta e che vale, che sa dov' è il sugo del sale, che calcola il giusto la vita e che sa stare in piedi per quanto colpita. Bologna è una ricca signora che fu contadina: benessere, ville, gioielli... e salami in vetrina, che sa che l'odor di miseria da mandare giù è cosa seria e vuole sentirsi sicura con quello che ha addosso, perché sa la paura. Lo sprechi il tuo odor di benessere però con lo strano binomio dei morti per sogni davanti al tuo Santo Petronio e i tuoi bolognesi, se esistono, ci sono od ormai si son persi confusi e legati a migliaia di mondi diversi? Oh quante parole ti cantano, cullando i cliché della gente, cantando canzoni che è come cantare di niente... Bologna è una strana signora, volgare e matrona, Bologna bambina per bene, Bologna "busona", Bologna ombelico di tutto, mi spingi a un singhiozzo e ad un rutto, rimorso per quel che m'hai dato, che è quasi ricordo, e in odor di passato. “[…] il testo è tutt’altro che consolatorio e vi risaltano le diverse forme di personificazione della città, con un accenno alla strage del 2 agosto 1980” (ndr: vedi righe in grassetto) (Tratto da: Francesco Guccini: “Non so che viso avesse – La storia della mia vita”, Arnoldo Mondadori Editore, S.p.A., Milano, 2010, pag.176)