giovedì 25 aprile 2013

"E come potevamo noi cantare"


Salvatore Quasimodo

ALLE FRONDE DEI SALICI

E come potevano noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
tra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

 


sabato 20 aprile 2013

Le risposte della poesia


Alla mia nazione (XV)

 

Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.

 

[Pier Paolo Pasolini: “La religione del mio tempo”, “Nuovi epigrammi” (1958-59)]

sabato 16 marzo 2013

Umberto Saba e il "Canzoniere"

        Mio padre è stato per me “l’assassino”
 

Mio padre è stato per me “l’assassino”

 fino ai vent’anni che l’ho conosciuto.

 Allora ho visto ch’egli era un bambino,

  e che il dono ch’io ho da lui l’ho avuto.

 

Aveva in volto il mio sguardo azzurrino,

 un sorriso, in miseria, dolce e astuto.

 Andò sempre pel mondo pellegrino;

 più d’una donna l’ha amato e pasciuto.

 

Egli era gaio e leggero; mia madre

 tutti sentiva della vita i pesi.

 Di mano ei gli sfuggì come un pallone.

 

“Non somigliare – ammoniva – a tuo padre.”

 Ed io più tardi in me stesso lo intesi:

 eran due razze in antica tenzone.

 
Il poeta triestino Umberto Saba (1883 – 1957) è una delle figure più originali del nostro Novecento. Il suo Canzoniere, ampliato nel corso delle sue varie edizioni (la prima risale al 1921, l’ultima, postuma, al 1961), contiene tutte le raccolte di liriche da lui composte. La lirica Mio padre è stato per me “l’assassino”  è tratto dalla raccolta Autobiografia, comprendente 15 sonetti che Saba scrisse ispirandosi alla propria vita e che costituiscono una sorta di poemetto scandito in 15 strofe.
Mio padre è stato per me “l’assassino” è il terzo sonetto, in cui il poeta rievoca i suoi genitori: il padre, dal carattere libero e incapace di sottostare ai legami familiari, che abbandonò la moglie prima che il figlio nascesse, e la madre, che dovette sostenere da sola l’educazione del bambino, piena di rancore per il marito che l’aveva lasciata e che chiamò sempre “l’assassino”. Un conflitto aggravato, agli occhi del poeta, dall’appartenenza a due religioni e culture diverse: ebraica la madre, cattolica il padre. Solo quando Saba, ormai adulto, conobbe il padre, ritrovò negli occhi e nel sorriso del detestato “assassino”  non solo l’uomo che lo aveva generato, ma anche una parte importante di sé, legata alla sua sensibilità umana e artistica.
 
Fanciulli allo stadio, una delle cinque poesie per il gioco del calcio (“nate, da una lacrima e da un brivido” scrisse Saba in Storia e cronistoria del Canzoniere )  fa parte della raccolta Parole (1933 – 1934).
Le cinque poesie per il gioco del calcio sono contrassegnate da quell’immediatezza colloquiale e cordiale dell’espressione che è la modalità espressiva più originale e vera del poeta triestino.
Come in tutto il suo Canzoniere, infatti, anche in questa lirica Saba rivela il suo modo di essere, di sentirsi un uomo “come tutti / gli uomini di tutti / i giorni” ( Il Borgo ) capace di godere con gli altri delle piccole gioie quotidiane, accomunato a loro negli slanci di entusiasmo e nei momenti di sofferenza. Qui sono rappresentati i ragazzi allo stadio, il suono delle loro voci che esprimono, come uno squillo, la passione e l’ira. Ai margini del campo, su un muretto, lanciano come frecce i loro strali d’amore sui loro eroi. Questa immagine lieta riconduce il poeta alla sua infanzia, quando era come quei ragazzi, e rimaneva mortificato che tanto amore non trovasse alcuna rispondenza e che uscendo dal campo i calciatori “superbi” non degnassero di uno sguardo i loro umili ammiratori.
Già Leopardi aveva scritto, poco più di un secolo prima, una “canzone civile” intitolata A un vincitore nel gioco del pallone: ma per il grande recanatese il gioco era stato solo un pretesto per esprimere la sua concezione poetica. Saba invece affronta un tema così singolare senza preoccupazioni intellettualistiche, solo con l’intento di cogliere gli “immediati grovigli vitali”, cioè la spontaneità di sentimenti contrastanti (come in questo caso l’amore e la rabbia) che da sempre lo avevano affascinato, ispirandogli le sue poesie più belle.
Sul piano dell’elaborazione formale Fanciulli allo stadio è caratterizzata da un linguaggio limpido e vivace.
In Goal  l’attenzione del poeta si concentra non sugli aspetti tecnici del gioco del calcio, ma sulle emozioni – di gioia e di dolore – che esso provoca.
L’autore rivolge lo sguardo alle emozioni sia dei giocatori sia del pubblico.
Nella prima strofa di Goal, Saba focalizza la sua attenzione sul portiere sconfitto, sulla sua mortificazione e tristezza; nella seconda strofa l’attenzione si concentra sull’entusiasmo dei tifosi e dei giocatori della squadra che ha segnato; nella terza strofa, infine l'attenzione si sposta sulla gioia dell’altro portiere che, per quanto debba restare davanti alla rete, partecipa anch’egli dell’euforia dei suoi compagni.

venerdì 8 marzo 2013

Oltre le mimose...

... ci sono le violenze quotidiane spinte, in alcuni casi, fino all'omicidio; ci sono gli stereotipi e i pregiudizi che dividono le donne in buone e cattive mogli, madri; ci sono le fatiche di uscire da una mentalità gretta e meschina, ancora più arretrata rispetto a quella di oltre trenta anni fa.
Non festa, dunque, ma giornata, l'8 marzo, per riflettere contando gli anni che ancora separano da una vera parità.
Niente mimose, niente festa, niente auguri.

domenica 27 gennaio 2013

27 gennaio


27 gennaio 1945: liberazione del campo di Auschwitz – 27 gennaio: Giornata della Memoria

Auschwitz (Canzone del bambino nel vento) 1966

Francesco Guccini

Interpreti: Equipe 84

 

Son morto ch'ero bambino

son morto con altri cento

passato per un camino

e ora sono nel vento.

Ad Auschwitz c'era la neve

e il fumo saliva lento

nei campi tante persone

che ora sono nel vento.

Nel vento tante persone

ma un solo grande silenzio

che strano, non ho imparato

a sorridere qui nel vento.

No, io non credo

che l’uomo potrà imparare

a vivere senza ammazzare

e che il vento mai si poserà

che il vento mai si poserà.

Ancora tuona il cannone

ancora non é contenta        

di sangue la belva umana

e ancora ci porta il vento

e ancora ci porta il vento.

Ancora tuona il cannone

ancora non e` contento       

saremo sempre a milioni

in polvere qui nel vento.

 

Lo stesso Guccini ha dichiarato che "la prima idea" per questa tristissima quanto bellissima e celeberrima canzone gli venne dalla lettura di Tu passerai per il camino - Vita e morte a Mauthausen (Mursia, 1965), un libro di memorie di Vincenzo Pappalettera.
Come afferma Paolo Jachia, "Guccini scrive e canta la storia terribile ed emblematica di un anonimo bambino morto e bruciato nel famigerato campo di sterminio nazista (il 27 gennaio, data della liberazione dei prigionieri di Auschwitz, è stato proclamato universalmente e perennemente giorno del ricordo e della memoria). Una storia-simbolo delle altre sei milioni di vittime dell'orrore hitleriano, ma è da rimarcare che Guccini non si limita alla condanna del nazismo ma allarga la sua condanna a ogni guerra e allude probabilmente al dramma della guerra in Vietnam, allora in corso" [P. Jachia, Francesco Guccini, Editori Riuniti, Roma 2002, p. 25].
Scrive ancora Jachia [cit., p. 25]: "Un testo semplice, immediato, fatto di brevi versi, sostenuto per lo più da rime facili, ma artisticamente e retoricamente efficace e in grado di esprimere una forte e sincera commozone poetica. Per tutto questo Auschwitz conquistò subito il consenso unanime di cattolici, comunisti, anarchici, libertari". 

 

Se questo è un uomo (1945 – 1947)

Primo Levi

 

SE QUESTO E' UN UOMO

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì e per un no.

Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

domenica 6 gennaio 2013

Scheda di lettura


ANNO SCOLASTICO 2012/2013

 

LETTURE QUADRIMESTRALI

 

SCHEDA DI LETTURA DI UN LIBRO

 

 

La scheda di lettura di un libro dovrà essere costruita fornendo:

  • informazioni sul libro:

-          titolo

-          autore

-          casa editrice

-          anno di pubblicazione, anno di pubblicazione della prima edizione, eventuale anno di ristampa o ripubblicazione

-          genere (fiaba, favola, diario, racconto, romanzo, saggio, commedia, tragedia, etc,)

-          luogo e tempo della storia (in caso di testo letterario nonché contestualizzazione di saggi, lettere, diari, etc.)

  • sintesi della trama o dell’argomento trattato (max 10 righe)
  • commento (che cosa mi è piaciuto, che cosa non mi è piaciuto)
  • frasi (almeno tre) ritenute più significative ed estratte dal testo (riportare il numero della pagina).