sabato 16 marzo 2013

Umberto Saba e il "Canzoniere"

        Mio padre è stato per me “l’assassino”
 

Mio padre è stato per me “l’assassino”

 fino ai vent’anni che l’ho conosciuto.

 Allora ho visto ch’egli era un bambino,

  e che il dono ch’io ho da lui l’ho avuto.

 

Aveva in volto il mio sguardo azzurrino,

 un sorriso, in miseria, dolce e astuto.

 Andò sempre pel mondo pellegrino;

 più d’una donna l’ha amato e pasciuto.

 

Egli era gaio e leggero; mia madre

 tutti sentiva della vita i pesi.

 Di mano ei gli sfuggì come un pallone.

 

“Non somigliare – ammoniva – a tuo padre.”

 Ed io più tardi in me stesso lo intesi:

 eran due razze in antica tenzone.

 
Il poeta triestino Umberto Saba (1883 – 1957) è una delle figure più originali del nostro Novecento. Il suo Canzoniere, ampliato nel corso delle sue varie edizioni (la prima risale al 1921, l’ultima, postuma, al 1961), contiene tutte le raccolte di liriche da lui composte. La lirica Mio padre è stato per me “l’assassino”  è tratto dalla raccolta Autobiografia, comprendente 15 sonetti che Saba scrisse ispirandosi alla propria vita e che costituiscono una sorta di poemetto scandito in 15 strofe.
Mio padre è stato per me “l’assassino” è il terzo sonetto, in cui il poeta rievoca i suoi genitori: il padre, dal carattere libero e incapace di sottostare ai legami familiari, che abbandonò la moglie prima che il figlio nascesse, e la madre, che dovette sostenere da sola l’educazione del bambino, piena di rancore per il marito che l’aveva lasciata e che chiamò sempre “l’assassino”. Un conflitto aggravato, agli occhi del poeta, dall’appartenenza a due religioni e culture diverse: ebraica la madre, cattolica il padre. Solo quando Saba, ormai adulto, conobbe il padre, ritrovò negli occhi e nel sorriso del detestato “assassino”  non solo l’uomo che lo aveva generato, ma anche una parte importante di sé, legata alla sua sensibilità umana e artistica.
 
Fanciulli allo stadio, una delle cinque poesie per il gioco del calcio (“nate, da una lacrima e da un brivido” scrisse Saba in Storia e cronistoria del Canzoniere )  fa parte della raccolta Parole (1933 – 1934).
Le cinque poesie per il gioco del calcio sono contrassegnate da quell’immediatezza colloquiale e cordiale dell’espressione che è la modalità espressiva più originale e vera del poeta triestino.
Come in tutto il suo Canzoniere, infatti, anche in questa lirica Saba rivela il suo modo di essere, di sentirsi un uomo “come tutti / gli uomini di tutti / i giorni” ( Il Borgo ) capace di godere con gli altri delle piccole gioie quotidiane, accomunato a loro negli slanci di entusiasmo e nei momenti di sofferenza. Qui sono rappresentati i ragazzi allo stadio, il suono delle loro voci che esprimono, come uno squillo, la passione e l’ira. Ai margini del campo, su un muretto, lanciano come frecce i loro strali d’amore sui loro eroi. Questa immagine lieta riconduce il poeta alla sua infanzia, quando era come quei ragazzi, e rimaneva mortificato che tanto amore non trovasse alcuna rispondenza e che uscendo dal campo i calciatori “superbi” non degnassero di uno sguardo i loro umili ammiratori.
Già Leopardi aveva scritto, poco più di un secolo prima, una “canzone civile” intitolata A un vincitore nel gioco del pallone: ma per il grande recanatese il gioco era stato solo un pretesto per esprimere la sua concezione poetica. Saba invece affronta un tema così singolare senza preoccupazioni intellettualistiche, solo con l’intento di cogliere gli “immediati grovigli vitali”, cioè la spontaneità di sentimenti contrastanti (come in questo caso l’amore e la rabbia) che da sempre lo avevano affascinato, ispirandogli le sue poesie più belle.
Sul piano dell’elaborazione formale Fanciulli allo stadio è caratterizzata da un linguaggio limpido e vivace.
In Goal  l’attenzione del poeta si concentra non sugli aspetti tecnici del gioco del calcio, ma sulle emozioni – di gioia e di dolore – che esso provoca.
L’autore rivolge lo sguardo alle emozioni sia dei giocatori sia del pubblico.
Nella prima strofa di Goal, Saba focalizza la sua attenzione sul portiere sconfitto, sulla sua mortificazione e tristezza; nella seconda strofa l’attenzione si concentra sull’entusiasmo dei tifosi e dei giocatori della squadra che ha segnato; nella terza strofa, infine l'attenzione si sposta sulla gioia dell’altro portiere che, per quanto debba restare davanti alla rete, partecipa anch’egli dell’euforia dei suoi compagni.

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