martedì 28 settembre 2010

Psicologia e teoria psicoanalitica

L’ENIGMA CHE SIAMO
"<< Ho passato trent’anni a scavare nelle coscienze, nel grande mistero dell’uomo, >> mi confida un neuropsichiatra << ma le zone buie sono ancora molto più vaste di quelle che mi pare d’avere rischiarato.  Un giorno viene da me un uomo con il braccio destro paralizzato. Era una paralisi isterica, non provocata da un trauma, da un incidente, ma da un’alterazione di nervi. L’avevano già curato alcuni miei colleghi, senza risultato. Decido di trattarlo con l’ipnosi. Tanto per spiegarmi con te, che di medicina non sai niente, ti dirò che volevo convincerlo, sotto il trattamento d’ipnosi, a rendersi conto che il braccio non era malato e che, per recuperarlo, sarebbe bastato trasmettergli l’ordine di muoversi. Così è stato infatti. Una guarigione rapida, quasi miracolosa. Il mio cliente guardava muoversi il suo braccio e piangeva per l’emozione. Bene, neanche dieci giorni dopo quell’uomo timido e quieto va a casa, apre il cassetto in cucina, prende un coltello con venti centimetri di lama e lo pianta nel ventre della moglie. Hai capito che cosa era successo? >>
Rispondo di no, che non ho capito niente, che mi sembra solo il delitto di un pazzo. << Eh no, >> riprende il medico << la faccenda è più complessa. Quell’uomo da tempo odiava la moglie e nell’inconscio aveva già stabilito di ucciderla. La paralisi era stata, senza che lui lo sapesse, la sua difesa. Insomma, il delitto gli ripugnava, ma, terrorizzato dal pensiero di poterlo compiere in un momento di follia, aveva bloccato con la paralisi il braccio destro. Ed ora, recuperato il braccio, tolto il freno che la coscienza gli aveva misteriosamente imposto, aveva ucciso. Vedi che enigma siamo? >>”
 Vittorio Buttafava: "La fortuna di vivere - Taccuino", Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 1982, Pagg. 79 - 80 (Prima Edizione: Rizzoli Editore, Milano, 1981) 

"Abbiamo dentro, tutti, una ferita piccola o grande che non osiamo scoprire, che ci farebbe gridare di dolore solo a sfiorarla. Meglio lasciarla lì, nel silenzio, in attesa che diventi una cicatrice."
Vittorio Buttafava: "Una stretta di mano e via", Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 1978, Pag. 30 (Prima Edizione: Rizzoli Editore, Milano, 1976) 


"Forse passerà [...] una mattina, a salutare. Solo a salutare, niente di importante. Non servirebbe a niente comunque, perché lei lo sa benissimo, lo sa bene quanto lui che è l'amore, imperfetto e disordinato, a tenerli separati, proprio mentre in qualche modo li unisce [...]."
La citazione, tratta dal romanzo "Gente senza storia" di Judith Guest (Traduzione di Masolino d'Amico, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1977, pg. 277), si riferisce alle difficoltà relazionali tra  una madre e un figlio coivolti in una tragedia familiare, ovvero la morte del figlio primogenito, amatissimo dalla madre e modello di riferimento per il fratello. Evidenzia la necessità, in alcuni casi, di rimanere lontani, anche se ci si vuole bene, perché restando vicini si soffrirebbe troppo.
E' una situazione che può riguardare non solo le relazioni tra madri e figli, ma tutte le tipologie di relazione, comprese quelle amicali.
L'amore verso gli altri non è sempre lineare, chiaro, perfetto. 
A volte è complicato, doloroso, difficile. Al punto da richiedere una separazione, per evitare di continuare a farsi del male.



LE FASI DELLO SVILUPPO PSICOSESSUALE  SECONDO LA TEORIA FREUDIANA

Alla nascita il bambino possiede solo l’Es. Perciò i più piccoli vogliono e basta. Presto però si sviluppa l’Io e il bambino impara a controllarsi in relazione al mondo esterno e a pianificare le strategie di appagamento dei desideri. Il primo nucleo del Super-Io invece si forma solo verso i 3 – 4 anni, quando il bambino comincia ad interiorizzare i valori dei genitori e dell’ambiente sociale.
Nel corso dello sviluppo non si assiste solo alla comparsa dell’Io e del Super-Io, ma anche a trasformazioni nel funzionamento dell’apparato psichico. In conseguenza soprattutto della maturazione biologica, si sposta la fonte delle stimolazioni in grado di risvegliare le pulsioni di ’Eros. Il bambino ora è più sensibile alle stimolazioni piacevoli che vengono ora da una parte del corpo ora dall’altra e orienta diversamente la sua carica libidica. Secondo Freud si succedono cinque fasi psicosessuali, in ciascuna delle quali è investita una specifica zona corporea.
1)   Fase orale (0 – 1 anno) Il centro di piacere è la zona orale: lingua, cavo orale. E’ il periodo dell’allattamento. Il bambino, secondo Freud, in questa fase sviluppa attaccamento per la persona che soddisfa le sue pulsioni orali, di regola la madre.
2)   Fase anale (1 – 3 anni) E’ il periodo in cui il bambino impara a controllare gli sfinteri. L’ano diventa sensibile perché l’innervazione di quella zona sta maturando per consentire il controllo volontario dei muscoli. Anche fatti sociali contribuiscono a concentrare l’attenzione del bambino in quell’area del corpo, perché i genitori cominciano a chiedergli di trattenere i suoi bisogni fisiologici e decidere il momento per espletarli.
3)   Fase fallica (3 – 5 anni) La sensibilità si sposta sui genitali. Il fenomeno più importante di questo periodo è il complesso di  Edipo, descritto in maniera convincente per i maschi e più fumosa per le femmine. Il bambino comincia a vedere vagamente nella madre un oggetto sessuale. Non si tratta di pensieri e propositi precisi, ma di sentimenti sfumati, essenzialmente inconsci. Il padre, che può accedere al corpo della madre con una facilità a lui non concessa (ad esempio, dorme con lei), appare una specie di rivale in amore. Tuttavia è anche figura potente, da temere, che può punirlo e persino castrarlo. Perciò il bambino è combattuto tra principio del piacere e desiderio della madre da una parte e dall’altra principio di realtà e rispetto del padre. Come reazione di difesa, per vincere l’ansia che ne deriva, si identifica con il padre e cerca di diventare come lui, nei pensieri e nei comportamenti. Così si sente sicuro, perché lo asseconda e ne assume la forza. E’ qui che comincia l’interiorizzazione dei valori adulti e si forma il primo nucleo di coscienza morale, del Super-Io.
4)   Fase di latenza (5 – 12 anni) E’ un periodo di calma, di ricomposizione e preparazione all’ondata evolutiva successiva.
5)   Fase genitale  (12 – 18 anni) La pubertà risveglia l’interesse sessuale. Il grande cambiamento di questo periodo è lo spostamento all’esterno del proprio corpo della parte di eccitazione, che porta all’amore eterosessuale e alla sessualità matura.

Il percorso verso la maturità sessuale non è scontato e privo di problemi. In ciascuna fase occorre un giusto grado di gratificazione, le pulsioni non devono trovare scarsa soddisfazione, né troppa. Altrimenti si può avere fissazione: il bambino continua a investire quella zona corporea anche andando avanti con gli anni.
Lo sviluppo psicosessuale per Freud condiziona non solo la sfera specifica della sessualità, ma tutto il mondo affettivo dell’individuo e la formazione della personalità. Ad esempio, una persona che si è fissata in fase orale, da adulta potrà essere un fumatore o mangiare molto e ingrassare. Continua a cercare soddisfazione con la stimolazione orale e questo influisce sui suoi comportamenti, le scelte che fa e la personalità. […]
Considerata nel suo complesso, la teoria di Freud va lasciata così com’è: meglio prenderla come una descrizione suggestiva dell’esperienza psicologica, che può fare da ricca fonte di suggerimenti per la ricerca, e non come una vera e propria teoria scientifica. Più che teorie scientifiche, infatti, produce una lettura della realtà osservata (soprattutto esperienze cliniche e di malattie mentali e psicoterapia) secondo un dato linguaggio, uno dei tanti modi di raccontare la realtà.

(Brano tratto da: Adele Bianchi – Parisio Di Giovanni: “Psicologia in azione”, Paravia Bruno Mondadori Editore, Torino, 2000, pgg. 438, 439, 440.)

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